La crescita dell’economia mondiale continua a eccedere le aspettative; è prevista una crescita del PIL mondiale di circa 3 punti percentuali per quest’anno e per il 2019, trainata dalla crescita dei paesi in via di sviluppo e da un quadro generale caratterizzato da condizioni favorevoli per gli investimenti.
Tuttavia, secondo lo studio delle Nazioni Unite “World Economic Situation and Prospects” (WESP) pubblicato a giugno (visibile qui), le tensioni commerciali, le politiche monetarie incerte, i crescenti livelli di debito e gli attriti nello scenario geopolitico mondiale, potrebbero portare a rallentamenti nella crescita.
Secondo lo studio, l’economia mondiale è destinata a crescere del 3,2%, sia nel 2018 che nel 2019 – una revisione al rialzo delle precedenti stime di 0,2 e 0,1 punti percentuali.
Queste nuove stime riflettono anche un miglioramento delle prospettive di crescita dei paesi in via di sviluppo, legate all’aumento dei salari, all’permanere di condizioni favorevoli agli investimenti, e all’effetto a breve termine legato alle recenti agevolazioni fiscali introdotte negli Stati Uniti.
Anche la crescita del commercio internazionale ha registrato un’accelerazione, che riflette un aumento generalizzato della domanda globale e dall’evoluzione costante dei network logistici internazionali e regionali.
L’aumento del prezzo dei prodotti energetici e di materie prime industriali come l’acciaio, favorirà le economie dei paesi esportatori; lo studio ipotizza che il tasso di inflazione rimarrà pressoché costante, nella maggior parte dei paesi sviluppati, così come nelle regioni in via di sviluppo.
Secondo le Nazioni Unite, i trend e le previsioni positive contenute nella relazione possono rappresentare un buon un punto di partenza per raggiungere gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (LINK), ma è anche importante non sedersi sugli allori, davanti a queste previsioni economiche positive.
Lo studio inoltre sottolinea come, insieme alle opportunità, aumentino anche i rischi, e con essi l’urgenza di una revisione profonda di alcune politiche, a partire dall’approccio proibizionista al commercio internazionale, dagli alti tassi di disuguaglianza e dall’aumento costante delle emissioni di gas serra.
La crescita stimata del PIL per il 2018 è stata rivista e incrementata, rispetto alle previsioni effettuate a fine 2017, per quasi il 40% dei paesi membri.
Tuttavia, alcuni paesi non sembrano beneficiare del trend positivo, principalmente a causa di limiti strutturali interni, che rallentano lo sviluppo.
Secondo quanto riportato dall’ONU, sarà proprio questa accelerazione ad offrire ai policymaker l’opportunità giusta per affrontare e rimuovere le barriere più rilevanti, che ancora oggi impediscono ad alcuni stati membri di raggiungere in modo efficace gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (SDG).
Sono dunque necessarie riforme e misure specifiche, che permettano di aumentare la diversificazione all’interno di ciascun sistema economico-industriale, di ridurre gli indici di ineguaglianza, di agevolare gli investimenti diretti allo sviluppo delle infrastrutture di base, e di incentivare le istituzioni e i governi a sostenere modelli di business più dinamici e trasparenti.
Azioni adeguate in questo senso possono anche migliorare in maniera determinante la resilienza del sistema economico, mitigando gli effetti dei futuri shock.
Lo studio inoltre avverte che l’ambiguità circa il pieno sostegno del sistema di scambi multilaterali e del libero mercato, caratterizzata dall’ulteriore innalzamento delle barriere commerciali e dall’inasprimento delle contromisure tariffarie, rischia di compromettere la forza e la sostenibilità stessa della crescita economica globale, con ripercussioni potenzialmente enormi, in particolare per i Paesi in via di sviluppo.
Elaborazione lteconomy.it
Gli avanzamenti economici e le previsioni riportate dallo studio dell’ONU sono legate ad alcuni fenomeni ciclici, ma dimostrano anche che sono in atto diversi cambiamenti strutturali.
L’America Latina, insieme con le regioni Caraibiche, ad esempio, ha fatto enormi passi avanti nella riduzione delle disparità sociali, nel corso degli ultimi 15-20 anni, grazie a politiche e riforme che hanno migliorato il livello dei salari minimi, il sistema educativo e meccanismi di redistribuzione della ricchezza.
Tuttavia la crescita economica, alimentata soprattutto dai combustibili fossili, continua il report, comporta dei costi in termini ambientali. Nel 2017 le emissioni globali di anidride carbonica sono aumentate dell’1,4%, a causa di un aumento del fabbisogno energetico correlato alla crescita globale, a causa di una diminuzione del prezzo dei combustibili fossili e per la mancanza di misure che favoriscano un utilizzo più efficiente e sostenibile dell’energia.
Di conseguenza, la concentrazione di CO2 nell’atmosfera continua a crescere. È previsto che i livelli di biossido di carbonio presenti nell’atmosfera arrivino a sfiorare la soglia dei 500 ppm (parti per milione) entro il 2050 qualora non venissero presi provvedimenti efficaci.
Rivedere le sovvenzioni e le politiche di tassazione che riguardano i combustibili fossili potrebbe accelerare il passo verso una crescita sostenibile e verso il raggiungimento degli obiettivi stabili negli Accordi di Parigi per il cambiamento climatico.
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